La statua della Madonna di Fatimanei giardini della cooperativa Giotto
Giovedì 28 agosto abbiamo avuto la fortuna e l’onore di ospitare per alcuni momenti la statua della Madonna Pellegrina di Fatima e abbiamo potuto affidare le situazioni e le persone che ci stanno più a cuore e che stanno attraversando un momento difficile e doloroso.
La statua è una delle immagini ufficiali realizzata secondo le indicazioni di suor Lucia, una dei tre pastorelli di Fatima, concessa dal rettore del Santuario portoghese appositamente per questo pellegrinaggio. Dal 1947 viaggia per il mondo, portando con sé un messaggio di pace, amore e preghiera.

Dal primo luglio per due mesi, organizzato dall’apostolato Mondiale della Madonna Pellegrina di Fatima, si è svolto un viaggio silenzioso, quasi intimo e carico di umanità che ha portato la statua della Madonna Pellegrina di Fatima nei luoghi di sofferenza e bisogno, in maniera particolare nelle carceri.
L’iniziativa è stata promossa e sostenuta dall’assistente Nazionale dell’apostolato don Vittorio De Paoli. La statua, attraversando numerosi luoghi di sofferenza ha percorso in pellegrinaggio l’Italia da nord a sud, da Reggio Calabria, Vibo Valentia, Saluzzo, Civitavecchia, Ferrara, Ancona, Pesaro, Varese, Padova e ha concluso il suo pellegrinaggio il 31 agosto alla Giudecca di Venezia e a Verona. Un’iniziativa promossa e sostenuta da papa Francesco poco prima di morire, volendo celebrare anche in questo modo il Giubileo della Speranza.
Infatti nella Bolla di indizione dell’anno Santo 2025, “Spes non confundit” lo scomparso papa Francesco scriveva: «Siamo chiamati a essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio. Penso ai detenuti che, privati della libertà, sperimentano ogni giorno oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo e le restrizioni imposte. Offriamo loro un segno concreto di vicinanza che trova nella Madre di Dio la più alta testimone della speranza».

La chitarra è detta del “Mare” perché realizzata con i legni dei barconi naufragati in mare e portati a Lampedusa. Barconi della speranza che si sono trasformati in tragedie dove hanno perso la vita migliaia di fratelli migranti che cercavano una vita migliore. È stata realizzata dai detenuti del carcere di Secondigliano ed è stata suonata anche da Sting. Abbiamo pregato anche per loro e per chi ha la responsabilità politica e sociale di un problema così grave.
