La cooperativa Giotto in prima filaper la produzione di mascherine

IL PROGETTO

Ai blocchi di partenza, pronto a reagire ai cambiamenti epocali, c’è in prima linea anche il mondo del no profit e delle “imprese sociali”. Grandi cambiamenti portano a grandi bisogni, ed in questi casi le strade che si aprono sono due: sfruttare i bisogni o rispondere ai bisogni. La parte sana delle cooperative sociali, che è la preponderante, è sempre stata impegnata, e sempre lo sarà, a rispondere ai bisogni delle persone nel miglior modo possibile. Ecco allora che la cooperazione serra le fila e fa sistema, ancora una volta reinventandosi e innovando. E sentendosi parte della risposta nazionale all’emergenza Coronavirus. Legacoop ha dato vita a una rete che già oggi vede dodici cooperative impegnate insieme nella produzione di mascherine di protezione igienico-facciali. Proprio dal territorio Veneto parte l’idea del progetto che vede capofila la cooperativa veronese Progetto Quid, realtà che ha saputo coniugare moda, sostenibilità e inclusione sociale. «Come cooperativa sociale Giotto non potevamo sottrarci a questa sfida» sostiene il presidente Nicola Boscoletto. «Anche noi siamo stati fortemente colpiti dal tornado Coronavirus. Grazie a Dio una parte delle attività (anche se non a pieno regime) sono continuate, ma un buon 50% è stato bloccato. Mossi dalla nostra Mission – “creare (in questo caso un grande risultato sarebbe mantenere) opportunità lavorative tanto per persone normodotate che svantaggiate, sostenute e accompagnate nella scoperta della propria dignità” – ci siamo buttati a capofitto nel cercare nuovi mercati, nuove modalità lavorative per salvare quanti più posti possibile di lavoro e dare al contempo il nostro contributo di fronte a questa terribile emergenza sanitaria. Questa partita la vogliamo giocare fino in fondo, e se dovessimo perderla (ma speriamo di no) vogliamo perderla sul campo, non a tavolino».

IL PRODOTTO

La mascherina è realizzata in tessuto di cotone sottoposto a trattamenti idrorepellenti e antimicrobici. È riutilizzabile fino a 100 volte dopo lavaggio e disinfezione. È un prodotto classificato come “mascherina filtrante”, adatto per chi è in movimento, le persone che lavorano, le forze dell’ordine, gli uffici al pubblico, gli addetti alla vendita di alimentari, ecc. Non sono, va detto in maniera chiara, un dispositivo di protezione individuale (come possono essere le FFP3, le FFP2 e le chirurgiche monouso), per il quale vanno seguite tutte le norme per ogni tipologia.

ALCUNI VANTAGGI

Sicuramente quello economico. Garantire che i trattamenti effettuati permangono fino a 100 lavaggi, consente al cittadino con l’acquisto di una mascherina lavabile di evitare l’utilizzo di 100 monouso. Visto come il mercato si sta comportando (in alcuni casi le mascherine monouso hanno subito un rincaro del 5.000%), questa proposta si ritiene possa contenere un messaggio importante in termini di sostenibilità economica. Non solo, il secondo vantaggio, sfuggito ai più, riguarda l’ambiente. La quantità di mascherine monouso è destinata a generare un’ulteriore produzione di rifiuto. Oltretutto sarebbe un rifiuto speciale nel caso di utilizzo da parte di chi è positivo al Covid 19, con tutti gli accorgimenti da seguire per un corretto smaltimento. Cosa oggi impossibile fuori dagli ambiti ospedalieri, tanto che ai cittadini l’indicazione delle municipalizzate di settore è quella di conferire questa tipologia di rifiuto nei contenitori del secco indifferenziato, avendo cura di usare i guanti monouso per chiudere ermeticamente i sacchetti. Come al solito prima si fa una cosa e poi, quando va bene, si pensa alle conseguenze e alle relative soluzioni.

UN GESTO DI ATTENZIONE

Quando si parla di carcere si fa riferimento principalmente a due categorie di persone, i detenuti e gli agenti, passano in secondo piano altre due categorie, i magistrati di sorveglianza e gli avvocati penalisti. In questo momento critico vogliamo ricordare attraverso un piccolo gesto, il lavoro di tutti i magistrati di sorveglianza. Lo facciamo attraverso il Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Venezia Linda Arata e la sua collega di Padova Lara Fortuna, assieme al Procuratore della Repubblica di Padova Antonino Cappelleri. Doneremo le prime 100 mascherine (l’equivalente quindi di 10.000 monouso) realizzate in carcere dalle persone detenute nei laboratori della cooperativa sociale Giotto. Le persone detenute che stanno lavorando a questo nuovo progetto (il caso vuole che siano prevalentemente di nazionalità cinese) assieme a tutti gli altri detenuti della cooperativa Giotto hanno scritto un pensiero che accompagna questo gesto. È un gesto semplice, il primo, che nasce dal cuore di tutti noi che lavoriamo in carcere, detenuti ed operatori esterni. In particolare per le persone detenute, pur dentro tutti gli errori che hanno commesso, poter fare anche dei piccoli gesti di solidarietà li fa sentire più vivi, li fa sentire vivi!

DOVE TROVARE LE MASCHERINE

Per aziende o quantitativi di almeno 50 pezzi, scrivere a Cooperativa Sociale Giotto all’indirizzo mail mascherine@coopgiotto.com; si effettuano anche spedizioni.

PADOVA:

ALTRE CITTÀ:

  • L’Ufficio del centro (mascherine filtranti): via Postumia 153/a, Paese (TV) – Tel. 0422451801;
  • Parafarmacia Sanilandia (mascherine filtranti): via Veneto 29, Chioggia (VE) – Tel. 0415544299;
  • Aqua Altra Coop. Sociale (mascherine CE): Dorsoduro 2999, Venezia – Tel. 0413030605;
  • Rio Terà dei Pensieri s.c.s. (mascherine CE): S. Polo 2559/A, Venezia Tel. 0412960658.

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