I Giardini terapeuticitra querce, allori e rosmarinoil contrasto green all’AlzheimerBuone Notizie - 14 novembre 2023

Da Padova il progetto del Centro Teresa di Calcutta è stato studiato, certificato e premiato. Minor uso di farmaci, ricordi che tornano, pazienti (e familiari) più sereni

Anna cammina fino al grande ciliegio. D’improvviso alza la testa, respira profondamente, un guizzo negli occhi. Proprio sopra di lei uno scoiattolo saltella tra i rami. E un sorriso la illumina. Piero si aggira tra i cespugli in fiore, arriva al rosmarino, lo prende tra le mani, l’annusa, tuffa il viso tra i rametti, sembra felice.

Una mattinata come tante nei Giardini Terapeutici del Centro Casa Madre Teresa di Calcutta a Rubano (Padova), dove il verde cura. Un benessere che cambia e migliora la qualità della vita alle persone con Alzheimer, demenza senile, disturbi cognitivi, riduce l’utilizzo di farmaci, tranquillizza, evoca ricordi che sembravano sepolti, fa sentire bene insomma.

Odori, colori, contatto con alberi, fiori, piante aromatiche è la terapia che si è dimostrata efficace su pazienti e caregiver, premiata da Innovation Lab e a livello internazionale dall’Urban Innovation and Entrepreneurship di Sidney. Un progetto, quello di Padova, che dopo due anni di sperimentazione, ha benefici certificati dallo studio del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Padova e dal Tesaf, con Giotto Cooperativa Sociale. E due libri, «Curarsi del Verde» e «Salvarsi con il verde», pubblicati con le linee guida e i risultati della sperimentazione.

Tanti ettari di verde, alberi, fiori, piante, orti, tutto in sicurezza tra querce, ulivi, aceri, magnolie: i pazienti non possono perdersi perché, anche se ampi, i percorsi sono circolari, tornano sempre al punto di partenza.

I giardini terapeutici di Padova nascono dal progetto Verbena (Verde e benessere Alzheimer), ideato e realizzato da Cooperativa Sociale Giotto con Opsa (Opera Provvidenza Sant’Antonio), Dipartimento di Psicologia Generale e Dipartimento di sistemi Agro-Forestali dell’Università di Padova. Nel 2005 la scintilla che ha portato ad avviare a CasaMadre Teresa di Calcutta a Rubano i primi percorsi nel verde, grazie anche alla sensibilità di don Roberto Bevilacqua dell’Opsa, che era medico.

Da allora la sperimentazione non si è mai fermata, il verde è cresciuto, i giardini terapeutici si sono riempiti di alberi, i pazienti hanno iniziato a vivere tra la natura, a stare sempre meglio. E i risultati sono arrivati

Oggi la terapia del verde continua con don Roberto Ravazzolo, direttore dell’Opsa e con la Cooperativa Sociale Giotto. «All’inizio – sottolinea Nicola Boscoletto, presidente della Cooperativa Giotto – gli studi erano pionieristici, è stata una grande sfida. Ma sempre di più negli ultimi anni, anche grazie al nostro progetto, c’è stata la conferma che l’interazione di persone con Alzheimer e altri tipi di demenza con parchi e giardini opportunamente realizzati, favorisce la rigenerazione delle risorse cognitive».

Nulla è lasciato al caso: le piante, la collocazione, la divisione degli spazi, la tipologia dell’orto. Le scelte sono curate dal garden designer internazionale Andrea Mati, specializzato in aree verdi per persone con fragilità. Ad esempio, non possono esserci alberi con ombre troppo estese, perché il nero, le macchie scure, sono percepiti dalle persone con Alzheimer come voragini e spaventano. «Perdere il passato, non riconoscere i parenti, getta i malati nello sconforto, nella paura e nella depressione. La natura li accoglie e rasserena».

Nei Giardini i malati possono passeggiare in qualsiasi momento, senza orari, anche di notte per chi è insonne, da soli, in autonomia, o con gli operatori: una fruizione totalmente libera. Sotto i calicanto e tra i corbezzoli incontrano amici e parenti, stanno seduti all’aperto o passeggiano, coltivano l’orto e i fiori. Oppure ci sono proposte organizzate: la musicoterapia, il giardinaggio, attività sensoriali. Anche in carrozzina ci si può occupare del giardino e dell’orto, grazie a spazi sopraelevati, ad altezza di persona seduta.

Rina da quando ha messo piede nel Giardino Terapeutico ha recuperato tutti i ricordi del suo giardino di casa, di quand’era giovane, è convinta di essere proprio lì, vuole occuparsene da sola. Perciò gli operatori le lasciano il suo spazio, senza la presenza di altri pazienti. E ha ritrovato benessere e voglia di vivere.

«Ogni specie scelta per i Giardini Terapeutici – spiega Andrea Basso, vicepresidente della Cooperativa Giotto – è strettamente legata al territorio, in modo da evocare nelle persone con Alzheimer ricordi sulla vita passata. Quindi il ficus, l’olmo, il corbezzolo, l’acero, ciliegi e melograni che riempiono giardini e campagne del Veneto, creano un ambiente riconoscibile e familiare in chi ha perso i ricordi. Così anche timo, salvia, alloro, rosmarino sono richiami cognitivi importati. Tra quarant’anni cambierà la tipologia del verde, perché i giovani di oggi hanno più familiarità con altre piante».

E ancora: maneggiare la terra, innaffiare, lavorare nell’orto rilassa le persone con demenza e disturbi del comportamento, valorizza le competenze che ancora restano, migliora la vita quotidiana.

Boscoletto ribadisce: «ll Giardino Terapeutico è un presidio sanitario a tutti gli effetti. Ne hanno beneficio gli ospiti, ma anche il personale che lavora nella struttura, i familiari. Porta a risparmiare sui farmaci, la svolta è una politica di scelte meno assistenzialistiche, ma sostenibili e generative. L’obiettivo è il benessere della persona, fare stare meglio sia i malati che le famiglie. E sono proprio le famiglie a darci riscontri positivi, ci ripetono che vedono i loro cari sereni come non lo erano da tempo».

Il risultato finale del progetto Verbena sono le linee guida certificate per allestire e utilizzare i giardini terapeutici nelle strutture per anziani: «Padova vuole essere apripista, esempio per un cambiamento concreto della qualità di vita nelle Rsa».

Francesca Visentin